I pugnaloni: cosa sono
Il Pugnalone
Promossi annualmente da una commissione di contadini e finanziati con offerte private, che i “bifolchi” chiedono e riscuotono durante il raccolto del grano dell’anno precedente i “Pugnaloni” di Allerona consistono in un’asta alta circa tre metri il cui ultimo metro in alto è avvolto da una gabbia ovoidale, formata di fruste o verghette flessibili di legno e somigliante ad una grossa rocca da filare. La gabbia è tutta ornata di nastri a colori vivaci e di fiori freschi di campagna fissati sulle fruste e dalla sommità della gabbia esce, in alto, isolato, un mazzo compatto di fiori, a forma di pomo o di testa. Dentro la gabbia dondolano, sospesi a cordicelle e a nastri, formaggi freschi, fiaschetti di vino, nidi di uccelli, arnesi da bifolco, piccoli aratri di legno, piccoli bovi di terracotta, lesine, martelli, ecc... Dal di sotto della gabbia pendono cortigli con motti e proverbi in lode dell’agricoltura e della vita campestre, e pendono fotografie con ritratti del portatore del “Pugnalone” e della sua famiglia [...]. Dopo la
processione i “Pugnaloni” si radunano sulla pubblica piazza e quivi i portatori offrono ai festaroli le primizie della campagna, contenute nei “Pugnaloni”, cioè formaggi freschi, vino depurato ecc... Il miglior “Pugnalone” riceve un premio in denaro.
Di Pericle Perali (dalla testimonianza di Giuseppe Petricelli detto il "Maestrone")
After the procession, the bearers of the “Pugnalone” gather in the public square, where they offer to the participants the first fruits of the countryside, contained in the “Pugnaloni”, i.e. fresh cheese, purified wine etc… The best “Pugnalone” receives a cash prize.
Il termine Pugnalone deriva da pungolo: un bastone munito ad un’estremità da un puntale di ferro e all’altra un raschietto. L’attrezzo veniva usato dagli aratori per sollecitare i buoi a lavorare e anche per pulire l’aratro dalle zolle.
Festa di Sant'Isidoro
Isidoro l'Agricoltore (in spagnolo Isidro Labrador), noto anche come Isidoro Agricola, o Isidoro Lavoratore (Madrid, 1080 – Madrid, 15 maggio 1130), fu un agricoltore spagnolo a cui furono attribuiti eventi portentosi, e pertanto è stato canonizzato dalla Chiesa cattolica nel 1622.
Iniziò giovanissimo a lavorare la terra e, in seguito alla conquista di Madrid da parte degli Almoravidi, si trasferì a Torrelaguna, dove sposò Maria Toribia, beatificata nel 1697 col nome di Maria de la Cabeza. Dedicò la sua vita al lavoro nei campi e alla preghiera. Tra i vari miracoli che la tradizione gli attribuisce, i più celebri sono il miracolo del pozzo, in cui sarebbe riuscito con la preghiera a far salire le acque di un pozzo, salvando la vita ad un bambino che vi era caduto dentro, e quello degli angeli che avrebbero arato un campo al suo posto per lasciargli il tempo di pregare.
Isidoro venne beatificato il 2 maggio 1619 da papa Paolo V e canonizzato il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV. Quarant'anni dopo la sua morte le spoglie furono traslate a Madrid. Furono poste prima nella Capilla del Obispo, poi nella chiesa di Sant'Andrea, infine nella Collegiata di Sant'Isidoro.
da Wikipedia
Isidore was born in Madrid, in about the year 1070, of poor but very devout parents, and was christened Isidore from the name of their patron, St. Isidore of Seville. Isidore spent his life as a hired hand in the service of the wealthy Madrilenian landowner Juan de Vargas on a farm in the city’s vicinity.[3] He shared what he had, even his meals, with the poor.[4] Juan de Vargas would later make him bailiff of his entire estate of Lower Caramanca.
Isidore married Maria Torribia, known as Santa María de la Cabeza in Spain; she has never been canonized, pending confirmation by Pope Francis. Isidore and Maria had one son.[3] On one occasion, their son fell into a deep well and, at the prayers of his parents, the water of the well is said to have risen miraculously to the level of the ground, bringing the child with it. In thanksgiving Isidore and Maria then vowed sexual abstinence and lived in separate houses. Their son later died in his youth.
Isidore died on May 15, 1130,[citation needed] at his birthplace close to Madrid, although the only official source places his death in the year 1172.
The number of miracles attributed to him has been counted as 438.
Ad Allerona, la terza domenica di Maggio, viene celebrata la festa di Sant’Isidoro, patrono degli agricoltori. Durante i festeggiamenti la tradizione vuole che sfilino, per le vie del borgo, i Pugnaloni: carri allegorici che riproducono scene di vita agreste.
All’inizio si usarono rami di albero ornati di fiocchi multicolori. Successivamente, il Pugnalone si è trasformato in un’asta, il cui ultimo metro in alto è avvolto da una grossa gabbia ovoidale (Pugnalone a Rocca). A partire dal dopoguerra, sono carri allegorici realizzati con materiali poveri quali: legno, creta, argilla. Al centro del carro viene fissato un grosso ramo di pioppo “la frasca” adornato con nastri e con alcuni prodotti della terra quali ortaggi, pane, vino, grano….
On the top of the cart a small poplar “la frasca” is stuck in the middle decoreted whit coloured rubbans and whith various products of the earth: vegetables, bread, wine, wheat…
In ogni carro è sempre presente la scena del miracolo di Sant’Isidoro che, inginocchiato sotto un albero di quercia, prega, mentre un angelo lavora all’aratro al suo posto.
Il tracciato processionale parte dalla Chiesa di San Michele Arcangelo e, dopo aver attraversato il borgo per ritornare al luogo di partenza attraversando la piazza del Municipio, dove nella piazza antistante vengono posti i Pugnaloni.
La Festa di Sant'Isidoro Sonetto Popolare
Era forte ‘n quel ventone
che la finestra via buttò
ed in faccia a quel “birbone”
con gran forza la scagliò.
Appena saputa la gran sventura
corse Livio tutto affannato
e con colla e segatura
quel “birbone” ha riappiccicato.
Arriva il giorno della gran festa
e dalle più remote contrade
giunge gran popolazione;
s’ammassa per le piazze e per le strade
per veder sfilar la processione.
Da quella turba malandrina
che va di scorta al Pugnalone
esce fuori la Marietta tutta paìna
e l’inquadra al suo rione.
Alla fine interviene la Commissione
che è formata da Giacomino
Tito de Peccio, Cambrì e Celeste de Caino;
e qui nasce una discussione
pei biscotti c’ha fatto nonna Elvira
con zucchero e cannella
e di anice una lira
e ch’ha infornato la Lionella.
Poi la folla arriva tosto,
e con trivial maniere
con una mano agguanta il biscotto
e con quell’altra impugna il bicchiere:
a noi sembra un’ignoranza
ma fra loro, invece, è d’uso
che quel goccio che je avanza
te lo tirano nel muso.
(recitato da Urbani Marzio)