Il mare di Allerona

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a Geologia dell’Umbria Occidentale, a cavallo tra Alto Lazio e Toscana Meridionale, racconta una storia lunga oltre 220 Milioni di anni, dal tardo Periodo Triassico fino all’attuale Olocene. E’ possibile seguire il filo di questo racconto attraverso le tracce ancora visibili nelle rocce e nel paesaggio.

Tracce di un antico mare

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A partire da oltre 2 e fino a circa 1,2 Milioni di anni fa (Pleistocene inferiore), un braccio di mare poco profondo si insinuava tra le attuali Orvieto e Città della Pieve; stretto tra due catene montuose già emerse, la Dorsale Rapolano-M. Cetona ad ovest e l’allineamento M. Peglia – M. Amerini ad est, lambiva l’area alleronese che era situata circa a metà.

Un mare ricco di svariate forme di vita, molte delle quali simili alle attuali, che venne abitualmente frequentato dai grandi cetacei, balene e capodogli, per decine di migliaia di anni. Guardando da Allerona, il territorio offre una particolare panoramica sulle caratteristiche del paleoambiente. Coste basse, con spiagge ghiaiose alimentate da piccoli torrenti, si alternavano a ripide falesie. Da terra verso mare, la profondità variava rapidamente, dalla fascia di oscillazione di marea fino a -150 m nel centro del bacino.
Verso nord, si apriva un’ampia valle con il suo reticolo di fiumi che drenava in direzione meridionale, costruendo un vasto apparato deltizio tra Chiusi e Città della Pieve.

Nell’areale orvietano-pievese, i depositi del Pleistocene inferiore sono in larga parte associabili ad un ambiente marino non eccessivamente profondo. Sono identificabili conglomerati e sabbie, di origine fluviale, deposti in ambiente deltizio o di spiaggia, sabbie fini e silt di ambiente di spiaggia poco profonda, e argille di mare aperto, fino a profondità di -150 m. La serie poggia in discordanza e con probabile contatto tettonico su rocce molto più antiche.

Il centro abitato di Allerona si trova sopra i depositi conglomeratici, alternati a sabbie, di ambiente marino costiero. Le argille di mare più profondo, affiorano nelle cave di Montemoro e nel sito di Bargiano. Il raccordo fra gli ambienti marini profondi e le aree di costa emersa avviene in modo graduale sia da sud verso nord, sia da nord-ovest verso sudest, attraverso sabbie di spiaggia sommersa.