La “Dama” di Allerona. Dall’Antico Mar Tirreno al Museo.

La campagna di scavo paleontologico del 2016, condotta presso la Loc. Bargiano (Allerona) sotto la direzione del Prof. Marco Cherin (Dipartimento di Fisica e Geologia, Università degli Studi di Perugia), ha permesso di recuperare e mettere in sicurezza dal degrado uno scheletro parziale di cetaceo misticeto. I resti, recuperati e depositati temporaneamente nei locali della ex-Scuola Elementare di Allerona, comprendono ossa craniali e post-craniali in buono stato di conservazione. Il sito di Bargiano era già stato oggetto di ricerche geologiche da parte della Prof. Angela Baldanza (Dipartimento di Fisica e Geologia, Università degli Studi di Perugia) e dei suoi colleghi e collaboratori, che avevano identificato e rivelato alla comunità scientifica una scoperta unica al mondo, i primi resti fossili (mineralizzati in dolomite) di ambra grigia, una particolare sostanza prodotta dall’intestino dei capodogli (cetacei odontoceti), accumulati sui fondali dell’antico mare pleistocenico che ricopriva tutto l’areale Alleronese ed Orvietano. La scoperta e il recente recupero dello scheletro parziale di cetaceo costituiscono un ulteriore passo in avanti per la conoscenza scientifica della presenza di cetacei nel Mar Tirreno durante il Pleistocene inferiore (circa 1.7 milioni di anni fa) ed arricchiscono il valore scientifico-culturale del territorio Alleronese e dell’intera Regione Umbria. 

I reperti ossei, in buono stato di conservazione, sono stati in parte isolati dal sedimento argilloso durante lo scavo. Gran parte del lavoro di preparazione è stata svolta, però, nei suddetti locali dell’ex-Scuola Elementare grazie al coinvolgimento di due laureati dell’Università degli Studi di Perugia, Lorenzo Morosini e Lorenzo Fressoia, che hanno lavorato sotto la direzione del Prof. Cherin.

La preparazione ha richiesto molti mesi di lavoro. Ogni frammento osseo è stato estratto dalla matrice inglobante, consolidato e (ove necessario) ricomposto mediate l’uso di collanti specifici. 

Per l’allestimento presso il Museo dei Cicli Geologici di Allerona, si è optato per una scelta che, da un lato, rendesse comprensibile ai visitatori l’anatomia generale dell’animale, dall’altro, che non mettesse a repentaglio l’integrità dei reperti. Questi ultimi, infatti, per motivi tafonomici, risultavano particolarmente fragili. In questo modo, è stata riprodotta una sorta di “finto affioramento”, dal quale le ossa sembrano emergere come se ci si trovasse sul campo. La disposizione delle ossa sul piano ha seguito un criterio anatomico, così da facilitare la comprensione della morfologia della balena anche da parte di un pubblico non specialista.