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Musei di Allerona

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Cosa si è trovato ad Allerona?

Dal 2003 inizia la storia dei recuperi di reperti fossili contenuti nei depositi di argille marine che caratterizzano con i loro affioramenti tutto il territorio alleronese. Gli aspri calanchi argillosi con il loro colore grigio contraddistinguono il panorama che si può apprezzare dal belvedere di Piazza Roma, si sono formati per fenomeni di erosione superficiale ad opera degli agenti atmosferici.

La caratteristica di questi depositi argillosi, formatisi in ambienti marini di bassa profondità, è quella di contenere una ricca componente di gusci di molluschi (bivalvi e gasteropodi) che ha attratto da sempre grandi e piccini; ad Allerona tutti da ragazzi hanno raccolto e giocato con gusci di particolari scafopodi che ricordano nell’aspetto dei “fischietti”….e li hanno anche suonati!

La ricca fauna a molluschi è stata, ed ancora è, una fonte inesauribile di scoperte. Nelle cave di argilla, sfruttate per l’estrazione di materie prime per la produzione di laterizi e ceramiche, ubicate in località Montemoro (Allerona Scalo) sono stati recuperati svariati fossili di vertebrati ed invertebrati marini. Denti di squali, crostacei ed echinidi rappresentano i più affascinanti piccoli tesori dell’antico ambiente marino. Ma i rinvenimenti più importanti riguardano i resti di cetacei fossili: balene, capodogli e delfini.

Dentalium, conchiglia fossile di Scafopode, conosciuta come “fischietto”.
Crostaceo (granchio), della specie Albaidaplax ispalensis, rinvenuto a Bargiano, fra le ossa del cetaceo.
Dente fossile di squalo, Isurus hastalis
Echinide (riccio di mare) rinvenuto a Bargiano, in vicinanza dello scheletro di un cetaceo

Nel 2011 venne esposto un reperto di cetaceo di medio-piccole dimensioni, recuperato dalle cave di argilla di Allerona Scalo (Montemoro). Questo rappresentava il secondo ritrovamento di resti di cetaceo: infatti nel 2003 un primo scheletro, incompleto, di grandi dimensioni era stato recuperato nella medesima località. Nel 2013-14 altre scoperte geologico-paleontologiche nel territorio alleronese si sono aggiunte a quelle pregresse. La ricerca scientifica, supportata dai contributi regionali, ha potuto procedere nel 2016 al recupero di uno scheletro di cetaceo che ha ulteriormente arricchito le conoscenze sulla frequentazione di diversi tipi di cetacei (balene, capodogli e delfinidi) durante il Pleistocene (1.8- 1.7 milioni di anni fa) nell’areale alleronese.

Lo scavo paleontologico, svolto dai ricercatori del Dipartimento di Fisica e Geologia dell’ateneo perugino con la sapiente guida del ricercatore Marco Cherin, ha permesso, oltre al recupero di uno scheletro quasi completo di un cetaceo (balenide), di collezionare una ricca fauna di crostacei decapodi (granchi) e molluschi (bivalvi e gasteropodi) che si trovavano in stretta connessione con le ossa fossili.

Le ricerche sono ancora in svolgimento, ma hanno già permesso (grazie alla collaborazione con il collega Alessandro Garassino del Museo di Storia Naturale di Milano) di identificare nuove specie di granchi ed una popolazione mai segnalata nel Pleistocene in Umbria e nel Mediterraneo. Presto anche i nuovi reperti di cetacei, attualmente in fase di restauro, avranno una loro precisa identificazione ed attribuzione a generi e specie.

Alcuni ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra (Università di Perugia) nel 2011, svolgendo analisi geologiche sui depositi marini del Quaternario, hanno rinvenuto una particolare struttura fossile di origine biogenica: l’ambra grigia fossile, il primo ritrovamento in tutto il mondo.
I nuovi dati sedimentologici e paleontologici (2013-2016) associati alla scoperta di ambra grigia fossile (masse cerose che si sono formate all’interno degli intestini di capodogli e che si sono fossilizzate con un processo di mineralizzazione), hanno permesso ai ricercatori di ricostruire l’antico ambiente marino che è stato testimone di vicende avverse che si sono succedute in un arco temporale molto breve di circa 100.000 anni.
Il sito di Bargiano: dai depositi di argille marine, per erosione differenziata, emergono strutture compatte con forme simili a grossi tubi avvolti a spirale (figura sottostante).
Le strutture, rappresentano l’originaria ambra grigia che si è mineralizzata in carbonato di calcio e magnesio (dolomite), permettendone la conservazione per oltre 1.8 milioni di anni.